venerdì 19 ottobre 2012

HERNST HAAS, QUANDO LA FOTOGRAFIA E' POESIA



Com’egli stesso ha avuto occasione di spiegare più volte, fotografare a colori è essenzialmente diverso dal fotografare in bianco e nero, perché “il colore non significa bianco e nero più colore, come il bianco e nero non è solo un’immagine senza colore. Ciascuno di questi mezzi richiede una diversa sensibilità nel vedere e, di conseguenza, una diversa disciplina”.  Ed è anche più difficile fotografare a colori perché, per farlo, occorre una sensibilità “pittorica”, diversa da quella che riproduce la realtà nella dimensione semplificata del bianco e nero; quella sensibilità che ti fa cogliere ciò che armonizza una tinta con le altre e che, quando sono accostate, produce quella vibrazione sottile equiparabile a una musica, dando origine a una sorta di sinfonia visiva che avvince e seduce colui 
 che guarda. Basta osservarle, le immagini di Haas, per constatare come egli  possegga in sommo grado questa sensibilità pittorica. Le sue fotografie non sono solo immagini colorate, giacché il colore vi assume sempre il ruolo del protagonista assoluto. Ma non nel senso che appaia ridondante; al contrario, spesso è giocato su tinte morbide o cattura la luce sfumata di un ambiente o di un’ora particolare per restituire un’atmosfera, un clima, uno stato d’animo.
In ogni caso, il risultato che Haas ottiene coi suoi scatti è sempre un’immagine di grande poesia e bellezza, sia quando vuol farci assaporare l’atmosfera  di serenità e di calma d'un ambiente rurale, sia quando vuol restituirci la magia struggente d’un crepuscolo brumoso colto a Parigi dall’alto della Cattedrale di Notre Dame.


Talvolta basta l’immagine più semplice del mondo, quella del mare che scaglia le sue onde sulla spiaggia, a creare, con le diverse gradazioni di colore verde azzurro e blu dell’acqua accostate ai bianchi della spuma dell’onda e delle nuvole adunate in cielo, quella vibrazione musicale che sprigiona la poesia e la musica. 

 Gli esseri umani, poi, sono colti con acume psicologico, talvolta con un pizzico di umorismo, ma sempre con rispetto e simpatia. Il primo piano d’un anziano indù mostra una fisionomia che, dietro il cipiglio carico di sospetto e ritrosia verso l’obiettivo “straniero”, esibisce con orgoglio la fierezza del proprio status etnico-culturale. 
O, nello stupendo ritratto d’una giovanissima Joan Collins, prossima diva del cinema, la bellezza del soggetto viene puntigliosamente esaltata da una veste rossa e sensuale su cui poggia la morbidezza delle braccia e del piede scoperto. Sono solo alcune immagini citate a caso nella sterminata produzione di Ernst Haas, ma tutte le fotografie pubblicate obbediscono a quell’esigenza di armonia e di grazia pittorica che anima costantemente la sua opera. Molte sono entrare a far parte di volumi divenuti preziosi e inestimabili, come La creazione, dove, attraverso una splendida raccolta di immagini dell’aria, del fuoco, dell’acqua, della flora e della fauna, viene documentata addirittura la creazione del mondo. Esistono poi altre pubblicazioni, ancora reperibili via internet sul mercato internazionale, come In America, In Germany, Himalayan Pilgrimage e Grand Canyon.

Dionisio di Francescantonio

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