Com’egli stesso ha avuto occasione di spiegare
più volte, fotografare a colori è essenzialmente diverso dal fotografare in
bianco e nero, perché “il colore non significa bianco e nero più colore, come
il bianco e nero non è solo un’immagine senza colore. Ciascuno di questi mezzi
richiede una diversa sensibilità nel vedere e, di conseguenza, una diversa
disciplina”. Ed è anche più difficile fotografare a colori perché, per
farlo, occorre una sensibilità “pittorica”, diversa da quella che riproduce la
realtà nella dimensione semplificata del bianco e nero; quella sensibilità che
ti fa cogliere ciò che armonizza una tinta con le altre e che, quando sono
accostate, produce quella vibrazione sottile equiparabile a una musica, dando
origine a una sorta di sinfonia visiva che avvince e seduce colui
che guarda.
Basta osservarle, le immagini di Haas, per constatare come egli possegga
in sommo grado questa sensibilità pittorica. Le sue fotografie non sono solo
immagini colorate, giacché il colore vi assume sempre il ruolo del protagonista
assoluto. Ma non nel senso che appaia ridondante; al contrario, spesso è
giocato su tinte morbide o cattura la luce sfumata di un ambiente o di un’ora
particolare per restituire un’atmosfera, un clima, uno stato d’animo.
In ogni
caso, il risultato che Haas ottiene coi suoi scatti è sempre un’immagine di
grande poesia e bellezza, sia quando vuol farci assaporare l’atmosfera di serenità e di calma d'un ambiente rurale, sia
quando vuol restituirci la magia struggente d’un
crepuscolo brumoso colto a Parigi dall’alto della Cattedrale di Notre Dame.
Talvolta basta l’immagine più semplice del mondo, quella del mare che scaglia
le sue onde sulla spiaggia, a creare, con le diverse gradazioni di colore verde
azzurro e blu dell’acqua accostate ai bianchi della spuma dell’onda e delle
nuvole adunate in cielo, quella vibrazione musicale che sprigiona la poesia e
la musica.
Gli esseri umani, poi, sono colti con acume psicologico, talvolta
con un pizzico di umorismo, ma sempre con rispetto e simpatia. Il primo piano
d’un anziano indù mostra una fisionomia che, dietro il cipiglio carico di
sospetto e ritrosia verso l’obiettivo “straniero”, esibisce con orgoglio la
fierezza del proprio status etnico-culturale.
O, nello stupendo ritratto d’una
giovanissima Joan Collins, prossima diva del cinema, la bellezza del soggetto
viene puntigliosamente esaltata da una veste rossa e sensuale su cui poggia la
morbidezza delle braccia e del piede scoperto. Sono solo
alcune immagini citate a caso nella sterminata produzione di Ernst Haas, ma
tutte le fotografie pubblicate obbediscono a quell’esigenza di armonia e di
grazia pittorica che anima costantemente la sua opera. Molte sono entrare a far
parte di volumi divenuti preziosi e inestimabili, come La creazione, dove, attraverso una splendida
raccolta di immagini dell’aria, del fuoco, dell’acqua, della flora e della
fauna, viene documentata addirittura la creazione del mondo. Esistono poi altre
pubblicazioni, ancora reperibili
via internet sul mercato internazionale, come In America, In
Germany, Himalayan Pilgrimage e Grand Canyon.
Dionisio di
Francescantonio
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